lunedì 7 aprile 2008

La Forza del Bello

29 marzo – 6 luglio

L’arte greca conquista l’Italia

E’ a Palazzo Te, residenza estiva dei Gonzaga a Mantova, che è in corso la mostra a cura di Salvatore Settis intitolata “La forza del Bello, l’arte greca conquista l’Italia”. La mostra riunisce pezzi unici e si articola in un percorso cronologico che parte dalla Magna Grecia ( VII sec. a.C.), passando per la Roma “grecizzata” ( III sec. a.C. – IV sec. d.C.) e giungendo al più conosciuto Neoclassicismo settecentesco e al rinnovato interesse archeologico dell’ Ottocento.

Perfezione plastica e bellezza ideale raccolte in un palazzo classicheggiante basso e a corte quadrata, testimone di una rievocazione di modelli antichi romani, insieme a soluzioni di chiara ispirazione rinascimentale e manierista. Le superfici dell’edificio a bugnato d’intonaco a imitazione dell’ordine dorico rendono la narrazione visiva ancor più credibile e d’impatto, mentre l’allestimento di Andrea Mandara riprende magistralmente le decorazioni interne di Giulio Romano del XVI secolo.

La prima sezione della mostra è dedicata all’arte della Magna Grecia, ossia di quelle colonie greche in Italia ove si producevano e si importavano opere greche, a volte contaminate da orientamenti stilistici locali. I popoli dell’ Italia antica subiscono prestamente il fascino di questa arte così attenta all’anatomia del corpo umano, all’ideale dell’eleganza e dell’energia, tra i tanti soprattutto gli Etruschi, i quali accolgono e rendono propri alcuni di questi elementi stilistici.

La sezione si apre con il Torso di kouros cosiddetto Apollino Milani in marmo bianco, dal Museo Archeologico di Firenze, ricongiunto spettacolarmente con la Testa di kouros da Osimo in marmo, da collezione privata. Tra le altre opere di scultura troviamo la monumentale Statua di Mozia, di provenienza siciliana, insieme ad altre sette opere che testimoniano la massiccia presenza dell’arte greca nel Meridione e nella Sicilia. Lungo il cammino troviamo pezzi di straordinario fascino come la copia in bronzo del Cratere di Vix, da Chatillon – sur – Seine, insieme con il Perirrhanterion fittile da Metaponto, il Sileno inginocchiato da Armento in bronzo e interessanti esempi di pittura vascolare di altissima qualità.

Nella seconda sezione ci troviamo dinanzi al fenomeno artistico più interessante della storia di Roma, cioè l’influenza che l’arte greca ebbe sull’Urbe. Durante la sua campagna militare Roma saccheggia la Grecia e porta in Italia come bottino numerose opere d’arte che vengono dunque violentemente decontestualizzate, per essere esposte nei templi e mostrate nelle sfilate trionfali. Lo stile greco diviene subito simbolo di classe e richiesto soprattutto negli ambienti d’ élite: nasce in questo modo la cosiddetta “industria delle copie”, cioè, per noi moderni, la salvezza di numerose opere ormai perdute. Nel clima di una Roma “conquistatrice” e “conquistata” troviamo opere come la Statua di Apollo di Piombino in bronzo, proveniente dal Louvre e la Testa colossale di Athena in marmo dai Musei Vaticani. Degni di nota il Volto in avorio da Cesano , da Palazzo Massimo a Roma e la Statua di Atonia Minore come Venere Genitrice in marmo da Baia.

La terza sezione narra di come l’arte greca ritorna ad affascinare durante le prime campagne archeologiche settecentesche, mentre ispira autori come il Canova e scrive le istanze del noto Neoclassicismo. A seguito della caduta dell’ Impero romano e del più generale declino della civiltà classica l’Europa si prepara a vivere il cosiddetto Medioevo, l’età oscura, intendendo come oscuro il passaggio da forme stilistiche armoniche e melodiose a volti impressionanti e trascendenti; in sintesi, il passaggio dal reale al surreale. Durante questo lungo arco di tempo il “classico” sopravvive solo in quanto testo letterario antico e degno di considerazione, mentre bellissime opere in marmo vengono spogliate e pezzi di prestigio riusati in contesti dequalificanti. E’ solo con l’avvento del Rinascimento e ancor di più nel Settecento che l’orientamento artistico tende a ritrovare quei canoni di armonia per troppo tempo sacrificati, mentre nell’ Ottocento si definisce l’archeologia come scienza e si insegna a distinguere il “greco” dal “romano”. Nel clima del “recupero del bello” troviamo opere come la Statua di Spinario in bronzo dai Musei Capitolini riunita per la prima volta con la sua copia in marmo dalla Galleria Estense di Modena, il Vaso di Euphronios dal Metropolitan Museum of New York, la meravigliosa Testa di Efestione in basalto da Venezia e l’ Apoxyomenos in bronzo dal Texas. Interessanti il Sostegno di mensa (trapezophoros) con grifoni e Bacino marmoreo con Nereidi, esposto eccezionalmente con altri pezzi del corredo di Ascoli Satriano e il Rilievo con cavaliere da Pompei in marmo.

Nel suo interessante avvicendarsi di eventi l’arte greca non ha mai smesso di affascinare il mondo con la sua plasticità armonica, la perfezione del corpo umano, la sensualità della scultura unita all’espressività e all’energia dei busti e dei monumentali corpi. Un ideale sempre teso alla ricerca “aurea” di una perfezione formale che solo l’uomo può, se non possedere, almeno immaginare e rappresentare.

NOTIZIE UTILI:

Costo del biglietto: 10 euro; ridotto: 8 euro; ridotto speciale: 4 euro. Il biglietto consente la visita anche al museo della Città di Palazzo San Sebastiano.

Orari: tutti i giorni dalle 9 alle 19.
Angela Angelillo

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