mercoledì 2 aprile 2008

DAY RETURN TICKET


CONTENERE, RIPETERE, DEFINIRE di Massimo Arioli

Quello del fotografare è un atto nel tempo,nel quale qualcosaviene strappato al suo momentoe trasferito in una diversa forma continuitàWim Wenders, Una volta, 1993
Parlare ancora di “quotidiano”? Isolarne il concetto significa accettare come inevitabile la normalità, la banalità, l’impossibilità di liberarsi dalla schiavitù di un’abitudine. Procedere in questo lavoro d’astrazione, rimanda ad una dimensione temporale più vasta, ad una idea di durata destinata alla frammentazione.Intendere il quotidiano equivale ad inserire in questo flusso un tratto discontinuo, un corpo estraneo nell’ingranaggio del tempo, un elemento centrale che acquista senso e forza per ciò che si trova ai margini, qualcosa che è, in tutto e per tutto, analogo all’immagine video-fotografica.Accade sempre più spesso di avere la sensazione di non capire ciò che guardiamo. Questo avviene ancor più drammaticamente di fronte ad un paesaggio, reale o virtuale, che sfili velocemente davanti ai nostri occhi. Nelle immagini di Ciro Meggiolaro, traguardate attraverso i vetri sporchi di un vagone ferroviario, l’inconscio ottico, quel momento in cui diventa visibile ciò che la percezione non è riuscita a catturare, ci viene in soccorso quale funzione primaria del dispositivo fotografico. L’operazione si riduce nel contenere, nel tenere a freno il desiderio di dare un senso e nello smussare l’ansia di colmare l’inadeguatezza. Lo sguardo prova ad ancorare la visione ad una sorta di marginatore con cui fissare le coordinate di quanto avviene davanti a noi. Il problema allora si trasforma: Che cosa vediamo quando guardiamo? Ogni gesto e ogni interrogativo di questo procedere verso l’ignoto per renderlo noto; ogni istante in cui poniamo in discussione l’urgenza stessa della domanda; ogni sguardo che va verso un mondo e da un mondo proviene è legato ad una giostra che si muove in maniera impercettibile e le cui figure non possono non ripresentarsi. Per Lorenzo Casali che presenta il video “Scansione”, tutto è connotato dalla ripetizione, dall’assistere al movimento che scandisce ossessivamente la stessa porzione di viaggio: percorrere il reale nei due sensi; lo spazio si presenta nell’entrare ed uscire quotidianamente ed incessantemente. Nel loop resta una sola traccia dell’accidentalità di quanto abbiamo vissuto. Pochi pixel, armati di voce propria, stanno a testimoniare la caducità del tutto e introducono un nuovo elemento di discontinuità e di irriducibilità.Porre un limite al mondo dominato dalla visione diventa indispensabile. Visione che si configura come un deposito di memorie e si rivela per la facoltà di far crescere immagini moltiplicandole per numero ed amplificandone i significati. Siamo nel campo di chi vuole definire. Per Serena Porrati nel video Beyond Nature, definire equivale a stabilire l’inquadratura, il taglio e la posizione nello spazio disponibile. Alla stessa maniera di chi decide i tempi e i diaframmi per influenzare l’esposizione e la profondità di fuoco, Porrati arricchisce l’immagine proprio nell’esclusione dell’elemento umano e nel ribaltamento di valori e luoghi specifici dell’immagine familiare. Portando in primo piano lo sfondo, anteponendo il paesaggio, si stabilisce come regola l’inversione di ruoli in cui riabilitare è determinare un limite interno che affranchi, moderi le forze ma agiti fino a condizionare una nuova visione del reale.

CONTAINING, REPEATING, DEFINING

Taking photographs is an act in time,something torn out of its momentand transferred towards a different shape of continuityWim Wenders, Once, 1993
Can I still talk about everyday life? I want to find a way to imagine so I must accept normality, my lacking in originality and being unable to make me free from routine. Working about abstraction, brings me to a wider time dimension, towards an idea of time-duration designed to be fragmented.Talking about daily life means looking for discontinuity, putting a extraneous matter inside time mechanism, a central cell which takes new signifiances from the boundaries of the field of vision, definitely equivalent to video-photo image.I often feel unable to understand what I’m looking at. Dramatically, it happens when I’m seeing a virtual/real landscape which passes by in an instant. Ciro Meggiolaro’s snapshots, taken through dirty windows of a train, make palpable the “optical unconsciousness”, primary function of the camera which captures what the human eye can’t see.Here, making is containing and I’m trying to limit the desire to give sense to everything by suppressing anxiety about my feelings of helplessness. The eye’s vision is anchored to a frame, fixing coordinates for a personal image of reality. That’s the problem: what am I seeing when I’m looking at it? Gestures and questions are about ‘knowing the unknown’ but I would always like to examine that question further; every glance of a real world, every image coming from an unreal world , they are all a merry-go-round that’s slowly revolving with the same figures. Lorenzo Casali’s Scansione is determined to focuses on repetition, to a movement obsessively scanning the same portion of the journey; I’m tracing the real to-ing and fro-ing; My space is just going in and out unceasingly. Inside the loop, there is only a sign, an accident of my life: a few pixels with their own sound, remain to testify the caducity of world as a new discontinuity.I must fix a limit to my world made of images. Vision is configured as a storage of memories where images rapidly multiply and find new meanings. Now I have to define. In Serena Porrati’s Beyond Nature, I understand how defining is deciding the frame, cutting and positioning items in available space. As photographs’ times and f/stops determine exposition and depth of focus, Porrati provides to enrich the images removing human element from her found footage and changing values and passages of domestic imagery. Keeping background and natural landscapes as leading subjects, I accept ‘inverting roles’ as my rule. My aim is to lodge an internal restriction so that, keeping me calm, it makes me free and simultaneously I can force myself to find a new vision of reality. (M.A.)


ASSOCIAZIONE CULTURALE SENZATITOLO

DAY RETURN TICKET

Lorenzo Casali, Ciro Meggiolaro, Serena Porrati
a cura di Francesca Referza e Massimo Arioli

dall' 11 aprile 2008 ore 19fino al 31 maggio 2008

via Panisperna, 100 00184 Roma
dal martedì al sabato dalle ore 17 alle 20 mattina su appuntamento
chiuso lunedì e festivi

per informazioni:
tel. 06 4741881 - mobile 392 0318164

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