mercoledì 25 febbraio 2009

Flash grafiche 1960 – 1990

Nell’ambito delle celebrazioni per il centenario del Futurismo (1909 – 2009) e della Rassegna

Il Liceo Artistico Ripetta, Palazzo Camerale, via di Ripetta 218, piazza Ferro di Cavallo,
inaugura, sabato 7 marzo 2009 alle ore 18.00, la mostra
Lina Passalacqua

Flash grafiche 1960 – 1990

a cura di Maria Privitera, con la presentazione di Stefania Severi


Durante l’esposizione verrà proiettato il video Lina Passalacqua: un autoritratto, prodotto dalla Teleromacine nel 1990, con testo di Stefania Severi per la regia di Pino Passalacqua.

La mostra si avvale dei patrocini dell’ Assessorato alle Politiche Educative e Scolastiche del Comune e della Provincia di Roma.

In occasione della mostra è stato edito dalla Società Editrice Romana un catalogo monografico di 104 pp. con testi critici di Renato Civello e Cinzia Folcarelli, contenente inoltre un vasto apparato grafico e bibliografico.

“Viviamo nell’epoca del flash e tutto appare frammentario, anche i nostri sentimenti subiscono questa caratteristica. Sono impressionata dai flash della nostra epoca, dalle “schegge” di vita che ci colpiscono continuamente.Vivo in una società fatta di flash, che rischia di perdere la memoria storica e, forse, anche quella morale.” (L. Passalacqua, in un colloquio con E. Benedetto nella redazione di “Futurismo Oggi”-1989)

In mostra sono esposti trenta dei cento “disegni-pittura” contenuti nel catalogo, realizzati da Lina Passalacqua dal 1960, in piena Pop – Art, al 1990, su suggestione del lavoro di Andy Warhol e di altri artisti. Utilizzando i giornali dell’epoca, con un procedimento particolare di trasferimento dell’immagine sul supporto cartaceo, e successivamente intervenendo con i colori, Passalacqua crea questi flash di vita, memorie del tempo e dello spazio contemporaneo, non più realizzabili con i giornali di oggi, a causa della diversa composizione dell’inchiostro che non permette un buon trasferimento dell’immagine.

Natura, essere umano, macchine e ingranaggi si fondono tra loro raccontando quaranta anni di storia e di personaggi che l’hanno caratterizzata. Stilisticamente le opere sono un misto di Futurismo e Pop Art, caratterizzate da un forte dinamismo; sono state esposte nel corso degli anni in numerose mostre personali e rassegne, ma solo oggi l’artista ha deciso di presentarle a Roma.

Lina Passalacqua, che ha insegnato trentacinque anni nel Liceo Artistico Ripetta, ritorna oggi in questo luogo, dove sono passati tanti altri grandi artisti che hanno fatto la storia dell’arte italiana.

L’esposizione sarà visitabile fino al 21 marzo con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì 9.00 - 13.00; 15.00 -19.00; sabato 9.00 -13.00; chiuso la domenica;

CROMOFOBIE, percorsi del bianco e del nero nell’arte italiana contemporanea

Percorsi del bianco e del nero nell’arte italiana contemporanea

a cura di Silvia Pegoraro
Pescara, EX AURUM
14 febbraio - 31 maggio 2009


Dal 14 febbraio al 31 maggio 2009 l’EX AURUM di Pescara, affascinante struttura progettata da Giovanni Michelucci negli anni Trenta, ospita la mostra “CROMOFOBIE, percorsi del bianco e del nero nell’arte italiana contemporanea”.


La mostra, curata da Silvia Pegoraro, è realizzata dalla Regione Abruzzo e dal Comune di Pescara nell'ambito di un progetto pilota della PARC - Direzione generale per la qualità e la tutela del paesaggio, l'architettura e l'arte contemporanee del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, intitolato "SENSI CONTEMPORANEI", con la collaborazione del Ministero per lo Sviluppo Economico e della Biennale di Venezia.

L’idea della mostra dedicata ai “Percorsi del bianco e del nero nell’arte italiana contemporanea” è nata dalla fascinazione esercitata sulla curatrice dal grande “Tunnel” optical di Getulio Alviani, presente all’interno dell’Ex Aurum di Pescara. Si tratta di una grande opera-ambiente, fondata su una semplicissima e complessa interazione ottico-mentale tra il bianco e il nero.


“Mi auguro - scrive Silvia Pegoraro - che questo grande lavoro di Alviani, racchiuso nel cuore dell’edificio di Michelucci, anzi, ormai parte di esso, possa essere universalmente e durevolmente interpretato come il segno e il simbolo della vocazione artistica di questo luogo: della sua splendida vocazione ad ospitare eventi d’arte e cultura di grande valore e di ampio respiro. Eventi che superino il corto raggio degli interessi e delle competenze di una sia pur vivacissima provincia. Perché la forza di un territorio si misura dal suo sapersi idealmente allargare, fino ad abbracciare ciò che è apparentemente lontano, ciò che sta oltre l’ambito locale (o localistico), catturandone, sapientemente, l’attenzione, l’energia, le risorse”.


La mostra “CROMOFOBIE” vuole essere una panoramica significativa della presenza del bianco e del nero nell’arte italiana contemporanea, dal dopoguerra ad oggi, a partire cioè da espressioni storicizzate del bianco e del nero nell’arte, sia iconica che aniconica, sino ad arrivare agli sviluppi più attuali delle ricerche sul bianco e il nero, nelle giovani generazioni.


Saranno presenti 76 artisti, ed esposte circa 130 opere, per costruire un percorso storico-tematico che vada, appunto, da lavori già “storicizzati” ai lavori di artisti delle ultime generazioni.
Solo per citarne alcuni: Enrico Baj, Alberto Burri, Enrico Castellani, Giuseppe Caporossi, Gino De Dominicis, Lucio Fontana, Ezio Gribaudo, Piero Manzoni, Gastone Novelli, Giuseppe Santomaso, Angelo Savelli, Mario Schifano, Antonio Sanfilippo, Giulio Turcato e Emilio Vedova. Non dimentichiamo Carla Accardi, Domenico Bianchi, Luigi Boille, Nicola De Maria, Omar Galliani, Jannis Kounellis, Fabio Mauri, Gianfranco Notargiacomo, Nunzio, Oliviero Rainaldi, Giuseppe Spagnulo, Marco Tirelli e Gilberto Zorio, e fra i giovani Andrea Chiesi, Paolo Grassino, Luca Pancrazzi e Gino Sabatini Odoardi.


Il bianco e il nero possono significare l'assenza o la somma di tutti i colori, e nel Novecento assurgono a simbolo della tautologia, categoria fondamentale e fondante di tanta arte del XX secolo, tutta più o meno legata a una radice "concettuale" in senso lato, dal Quadrato bianco su fondo bianco di Malevič al bianco "assoluto" di Ryman, ai neri di Burri e di Reinhardt.


Molti artisti contemporanei usano il bianco e il nero con una forte consapevolezza della tensione che questi non-colori determinano, perché di fronte al vuoto o al silenzio lo spettatore è preso da una sorta di vertigine che può sgomentare oppure può innescare uno stimolante meccanismo di ricerca, inconscia o consapevole, tale da mettere in moto tutte le sensibilità emotive e logiche, evocative e mnemoniche, come in una sorta di percorso iniziatico.


L’“assenza visibile di colore” e “la fusione di tutti i colori”, parimenti rintracciabili nel bianco e nel nero, diverranno per Vasilij Kandinskij e Kazimir Malevič oggetto di una costante riflessione che, trascendendo le considerazioni puramente coloristiche, coinvolgerà il gesto artistico nella sua interezza. E così pure per Paul Klee, nel suo continuo parallelismo tra pittura e musica, che lo porta alla realizzazione di opere celebri come Bianco polifonicamente incorniciato (1930).


Nel dopoguerra trovano espressioni di straordinario interesse, soprattutto nelle varie forme di “astrattismo”: dal primo Rauschenberg a Tobey, a Twombly, dal materismo di Burri al segno-scrittura di Novelli, allo spazialismo di Fontana, con le sue derivazioni in Manzoni, Castellani, Bonalumi, Scheggi, e nell’arte optical, con Alviani o Colombo. Ma anche nella figurazione la presenza del bianco e del nero è oltremodo significativa e suggestiva, come in certe esperienze legate in qualche modo al “Pop”, come quelle di Schifano e di Lombardo, o in grandi “inclassificabili” come De Dominicis.