In mostra anche opere di noti, quanto affermati, artisti trecenteschi quali Neri da Rimini, seguace di Giotto; o di Giovanni e Pietro da Rimini, fratelli ed artisti allo stesso tempo. Insieme a loro il Maestro di Verrucchio, uno dei vertici di questa corrente artistica insieme con Baronzio. Purtroppo le fonti storiche sul periodo scarseggiano e sullo stesso Baronzio sappiamo solo che operò grosso modo tra gli anni venti e cinquanta del Trecento. Molti sono i tratti che però lo avvicinano a Pietro da Rimini, suo collega e contemporaneo: il riferimento a Giotto, la capacità di narrare per immagini, il gusto raffinato per la decorazione, sia nelle vesti dei personaggi che nei magnifici fondi aurei finemente incisi, piuttosto che nelle architetture o nei paesaggi.
Baronzio rimase sicuramente colpito dal ciclo della Cappella degli Scrovegni di Padova, anche se non sappiamo bene se la vide dal vivo o attraverso la circolazione di alcuni disegni.
Il Dossale stesso rievoca numerose atmosfere giottesche; ideato per la chiesa francescana di Villa Verrucchio, venne realizzato intorno al 1330. In quell’epoca la tradizione francescana era molto radicata, a tal punto che lo stesso Baronzio chiese di essere sepolto nella chiesa di San Francesco da Rimini. Molto probabilmente la narrazione pittorica del Dossale, la sua chiarezza teologica, hanno risentito del contributo teorico di uno o più frati francescani.
Il dipinto si snoda seguendo una duplice traiettoria: alto-basso e destra-sinistra. Partendo dall’Ultima Cena fino alla Salita al Calvario. Ogni ciclo si conclude sempre con un pensiero metafisico, così in questo caso, ad esempio, la figura della Madonna in preghiera evoca atmosfere bizantine, visibilmente rappresentate nelle frange dorate del manto.
Ogni scena contiene spesso elementi extra-temporali che arricchiscono il tema principale ed allo stesso tempo lo integrano sapientemente. Esemplificativo il caso dell’Ultima Cena dove si contrappongono le figure di Giovanni Evangelista e di Giuda, seduti di fronte; il primo come esempio massimo di fedeltà e devozione, il secondo come metafora del tradimento e dell’abbandono. Il restauro del Dossale ha altresì contribuito a riportare alla luce le antiche tonalità utilizzate dal Baronzio, eliminando i ritocchi pittorici dei precedenti restauri. Così anche le dorature hanno riacquistato l’antica lucentezza, facendo emergere nuovamente le punzonature lungo le aureole dei personaggi e i motivi floreali sullo sfondo delle scene.
Del dossale restano due pannelli, ciascuno suddiviso in sei ulteriori riquadri. Mancano il pezzo centrale con la Crocifissione e i pannelli laterali della parte superiore. In mostra anche alcune opere dei sopra citati maestri riminesi, che generano un continuum visivo-temporale di notevole suggestione con le opere di Baronzio esposte. Soprattutto in capolavori come il Crocifisso di Giovanni da Rimini, il Trittico con l’Incoronazione della Vergine e Santi e la Crocifissione del Maestro di Verrucchio.
Opere tutte che, oltre ad una minuzia tecnica molto forte, contengono anche una forte valenza spirituale che, nonostante i secoli, si sprigiona ancora dalle fibre del legno sulle quali sono dipinte.
michele nero
Giovanni Baronzio e la pittura del Trecento a Rimini
Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica in Palazzo Barberini
Via delle Quattro Fontane, 13 - 00184 Roma
14 marzo – 15 giugno 2008
Orari
Martedì/Domenica 10.00 – 19.00
Chiuso il lunedì
Informazioni e prenotazioni biglietti
Tel. +39 06 32810
Lunedì/Venerdì: 9.00-18.00
Sabato: 9.00-13.00
Domenica e festivi chiuso
Biglietto
Intero 5,00 euro
Ridotto 3,00 euro
Integrato mostra-museo 9,00 euro
Prenotazioni visite guidate
Gebart, concessionario servizi aggiuntivi
Fax +39 06 8555952
Email: tour@gebart.it
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