lunedì 1 settembre 2008

DAL COSTRUITO ALL’ARCHITETTURA SENZA CARTA

Cinquanta architetti spagnoli, appartenenti a due diverse generazioni, partecipano alla mostra Dal Costruito all’Architettura Senza Carta. Da quelli che iniziarono su carta a disegnare le loro opere con il tiralinee, a quelli che operano esclusivamente con il computer, i due gruppi sono i protagonisti del Padiglione della Spagna alla 11. Mostra Internazionale di Architettura organizzata da La Biennale di Venezia. “Il nostro paese occupa una posizione fondamentale nel pensiero architettonico mondiale e sono molti gli architetti che vengono in Spagna per documentarsi nell’arte edilizia, uno dei tratti che distinguono la nostra architettura” – dichiara Beatriz Corredor, Ministra de Vivienda (Ministro dell’Edilizia abitativa) – e aggiunge “Gli architetti spagnoli sono sempre più coscienti del loro ruolo nella costruzione di una nuova cultura della città, nella quale la qualità dell’ambiente e dell’architettura sono le prime condizioni di uno spazio di convivenza più abitabile, di maggiore coesione sociale e meno egoista nell’uso delle risorse naturali”.



Curata da due architetti, Soledad del Pino e Ángel Fernández Alba (AFA Architetti), la mostra da un lato rende omaggio a ciò che è stato edificato grazie all’opera silenziosa di una generazione di maestri dell’architettura spagnola e, dall’altro, illustra un percorso verso l’architettura “senza carta”, che mette in mostra l’opera (edificata o meno) di una nuova e meravigliosa generazione che ha trovato nel computer e nella rete web la sua fonte di espressione. In entrambi i casi, si tratta di progetti inediti per la Mostra Internazionale di Architettura, dove alcuni tra gli architetti spagnoli esposti al Padiglione sono degli assoluti esordienti nell’ambito delle manifestazioni internazionali. Dal Costruito all’Architettura Senza Carta è divisa in due sezioni: "SIN NOMBRES, LUGARES" (SENZA NOMI, LUOGHI) Sei progetti, costruiti recentemente, realizzati da riconosciuti ed affermati architetti che hanno generato, in silenzio, le loro opere in risposta a una domanda ogni giorno più complessa: una biblioteca, un insieme scultoreo di abitazioni, un centro di arti sceniche, il recupero di un’antica fabbrica per la conciatura del pellame, trasformata in dimora privata. Si tratta di opere che occupano, definiscono e conformano luoghi. Luoghi che si trasformano e fanno visibile l’invisibile, progettati da: il cantabro Juan Navarro Baldeweg, Premio Nazionale per le Arti Plastiche; i catalani Llüis Clotet, Ignacio Paricio e Joseph Llinás, l’èquipe di Olot RCR Arquitectos; i baschi dello studio IMB Arquitectos e i madrileni Víctor López Cotelo e Juan Manuel Vargas Funes. Questi ultimi sono stati insigniti del Premio Manuel de la Dehesa della VII Bienal de Arquitectura Española, ottenuto con il progetto di recupero e trasformazione in edilizia residenziale della fabbrica per la conciatura del pellame (situata a Santiago de Compostela), che verrà esposto nel Padiglione.

“Tutte le opere selezionate mostrano diverse risposte di avanguardia alla modernità architettonica, che è ancora lontana dall’essere esaurita, sebbene stia per compiere i cento anni” affermano i curatori del Padiglione. E aggiungono: “Non sono stati scelti nomi appartenenti allo “star system”: abbiamo selezionato opere appena costruite e di grande qualità, firmate da professionisti che hanno alle loro spalle un ampio percorso. Nel selezionarli, abbiamo utilizzato un criterio poetico che, applicato all’architettura, la innalza all’ambito artistico”. "ARQUITECTURA SIN PAPEL" (ARCHITETTURA SENZA CARTA) Sono esposti una serie di lavori, realizzati o meno, ideati da quindici studi di architetti – alcuni di loro molto giovani - che rappresentano il presente e il futuro dell’architettura, e in cui si cerca di sperimentare ed esplorare nuovi percorsi creativi, in diversi casi vicini all’arte. Le opere sono esposte mediante animazioni, nello stesso modo in cui si possono trovare in rete, e con un elemento in comune: l’uso del mezzo digitale come linguaggio architettonico. “Si tratta di immagini nelle quali si mescolano l’architettura con altre arti, come la fotografia, il disegno grafico etc.…” affermano i curatori.

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